– INTERVISTE COL FOTOGRAFO –

L’ora gentile del giorno

Tempo di lettura: 4 minuti

Silvia Gelli è una fotografa che ama il cambio d’abito della luce al calare della sera e considera la fotografia una condizione necessaria per entrare in contatto con ciò che si vuole documentare. Dalle Gallerie Estensi a Francesco De Gregori tutto si risolve nell’osservare in profondità.

01 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno
02 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno

Qual è la tua luce preferita?

La luce naturale: espressione assoluta di energia e materia. È un mistero che tutti i giorni illumina l’esperienza del vivere; atto di creazione continua. Eterno flusso naturale di nascita e morte, la luce naturale determina il cammino dell’uomo. C’è un momento particolare nell’arco della natura luministica che vivo con estrema adorazione: la luce del tardo pomeriggio, quando il giorno si prepara a calare il proprio abito. La luce, in questo arco temporale lento e fugace, rappresenta un momento, una nicchia, dove la meditazione e la riflessione del presente sono in equilibrio con il passato e il futuro: è esperienza, colonna sonora del momento “ora”. Tutto è più dolce e assume un sapore di calma; io la definirei l’ora gentile anche se fotograficamente parlando è definita l’ora d’oro per le proprietà della luce molto suggestiva e carica di magia ma è l’esperienza che mi interessa maggiormente nel vivere e nel leggere la luce. A tal proposito, la transitorietà è un tema cardine nella mia ricerca artistica e la luce ne è espressione. Anche la penombra è una condizione di luce che prediligo dove l’equilibrio tra ombra e luce è precario ma stabile in un abbraccio temporaneo, incontro tra conscio e inconscio, rifugio tra due mondi, mai buio, mai luminoso, ma tenue e sempre vivo. Forse la luce è proprio questo: condizione necessaria per stare in equilibrio attraversando più strati.

03 04 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno

Quando fotografi un quadro o una scultura, cosa cerchi?

In primis, la relazione. La fotografia è relazione, condizione necessaria per entrare in contatto con ciò che si vuole documentare. L’opera d’arte è materia, storia, documento ed entrare in relazione con tutto ciò, richiede una lettura profonda dell’opera, sapere e consapevolezza. La mia formazione è strettamente legata al settore dei beni culturali quindi il mio approccio nel documentare l’opera d’arte è innanzitutto analitico, emotivo e tecnico. L’osservazione dell’opera richiede molto tempo: è una viaggio immersivo tra esterno e interno, tra epoche storiche e luoghi differenti. Comprendere e osservare l’ambiente dove l’opera d’arte è collocata, nella sua nuova vita (solitamente il luogo è il museo), è fondamentale. In questo viaggio intorno all’opera penso sempre al suo passato prima di entrare in relazione e creare un dialogo. La materia, il colore, la composizione, i dettagli, ogni frammento è parte del tutto. Captare e osservare la luce: quella intrinseca all’opera e quella che illumina l’opera stessa. Le opere d’arte emanano una forte energia attraverso la materia e ciò che cerco di cogliere è l’essenza, con consapevolezza e rispetto di ciò che ho davanti. La passione, lo studio che ho verso le arti visive rende il mio incontro con l’opera un’opportunità di trasmissione e conoscenza attraverso l’uso del medium fotografico: un incontro tra documento passato e documento presente trasportato su una differente materia.

05 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno
06 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno

Confrontando i tuoi scatti Industrial e Interior c’è un uso diverso delle ombre, nel secondo esistono e definiscono il soggetto, nel primo sono quasi assenti. Ci racconti questa scelta?

Il mio approccio in questi due ambiti è decisamente più tecnico. Ho avuto la grande opportunità di documentare grandi costruzioni ingegneristiche come il MOSE e porti importanti. La luce ambiente diffusa è una costante in queste immagini per due motivi: gli ambienti sono esterni e l’orario di lavoro è strettamente connesso allo svolgimento delle attività industriali ovvero l’intero arco della giornata di luce. La documentazione delle opere ingegneristiche e delle componenti strutturali necessita di una chiarezza di lettura e comprensione; le ombre in tal caso vengono meno per motivi dettati da condizioni esterne e da un approccio decisamente documentativo. Mentre nella fotografia d’interni le ombre entrano in scena. L’ombra è generata dalla luce come suo opposto ed è espressione della relazione con la materia. Le ombre sono necessarie per esaltare la natura materica e plastica degli oggetti che caratterizzano le immagini d’interni. Le ombre rendono misterioso un luogo o un dettaglio, anche non percepito nella sua totalità affinché lo sguardo rimanga sospeso rivolto verso altre immagini che svelano la natura del luogo o dell’oggetto. La tensione spesso, in questo settore, tra luce e ombra è una scelta fortemente cercata per ottenere un risultato quasi scultoreo dell’immagine (dico quasi perché non dobbiamo mai dimenticare che il supporto della fotografia è bidimensionale). La purezza formale, la ricerca di armonia e il rigore compositivo sono la matrice comune che muove il mio approccio fotografico in questi campi.

07 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno 1
08 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno

Un approccio diametralmente opposto sono i lavori Performing Arts, qui catturare l’attimo fuggente e la luce migliore è fondamentale.

Fotografare lo spettacolo è come un’immersione in un mondo fantastico; è un po’ come essere in un film di Fellini: un viaggio magnifico dove l’onirico e il reale si incontrano. Il tempo nello spettacolo è sospeso in una magia ingannevole perché gli attimi fuggono via: cogliere il gesto, l’azione, l’atmosfera, nello scorrere del tempo è essenziale. L’attimo è un frammento dell’insieme tempo e per coglierlo va vissuto nel suo dilatarsi e divenire tempo. Catturare un momento per trasformarlo in immagine è soprattutto una scelta. A volte, come nel cinema lo sviluppo dell’azione è ripetuto più volte quindi c’è una maggior possibilità di ottenere lo scatto voluto e cercato mentre in altre occasioni come durante un concerto musicale il risultato del lavoro è legato all’incertezza di un evento inaspettato ma proprio per questo con risultati sorprendenti. L’approccio cambia in base alle caratteristiche e alle possibilità che si creano durante la performance artistica ma entrare dentro l’atmosfera, la storia e il flusso di ciò che sta scorrendo fa sì che il tuo sguardo possa fermarsi e catturare l’istante che, per tua scelta, a volte anche per casualità, diventa immagine fissa. Cinema, musica e teatro sono esperienze da vivere nella loro complessità e nella loro magia che si manifesta non solo davanti ma anche dietro le quinte. La luce è protagonista: la luce artificiale in modo particolare. Su ogni set è presente. In teatro la luce è carica di simbolismo e mistero, luce nell’oscurità definisce e delinea l’azione, nasconde e scopre volti e corpi, come un’onda decide la narrazione. La luce è colore, espressione visiva di una melodia durante un concerto. La luce nelle arti performative è narrazione di un’atmosfera e la fotografia di scena può essere definita una narrazione di un’ulteriore narrazione.

09 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno
10 Making Of Light L’ora Gentile Del Giorno

“Sono entrate le macchine, l’arte è uscita […] Sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile (Paul Gauguin)”. Il tuo lavoro, e quello dei fotografi che ho intervistato, sembra smentirlo. Cosa ne pensi?

La fotografia nel suo percorso di vita ha dovuto conquistare la propria indipendenza in quanto linguaggio autonomo e specifico rispetto alle altre arti, come la pittura. La sua natura di documento emerge sin dagli albori fino a raggiungere la dignità di linguaggio artistico. La competizione con la pittura è ben esplicitato nei ritratti di Julia Margaret Cameron dove effetto realistico e idealizzazione convivono in un pittoricismo fotografico. Charles Baudelaire, nel 1859 quando la fotografia fece il suo ingresso al Salon Des Beaux Arts di Parigi, affermò che quest’ultima dovesse tornare al suo vero compito ovvero essere la serva delle scienze e delle arti. Pensando alle parole di Gauguin e alla storia della fotografia è possibile comprendere a pieno che cosa ha rappresentato l’ingresso dalla fotografia nel mondo delle arti ma a posteriori possiamo affermare esattamente il contrario. Nelle prime immagini fotografiche oltre al valore di documento possiamo trovare temi che affermano il valore di linguaggio artistico del potente mezzo fotografico come la messa in scena, l’autoritratto, il paesaggio fino alla dichiarata e più consapevole sperimentazione artistica. Paul Gauguin parla di utilità citando le macchine e l’arte come fenomeni antitetici; io oggi parlerei più di necessità pensando allo stato dell’arte nel mondo nelle macchine. A tal proposito il pensiero e il testo “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” di Walter Benjamin è centrale per riflettere sullo stato dell’arte oggi. Walter Benjamin si interroga sulla crisi dell’arte, inserita nel paesaggio moderno in evoluzione dominato dal progresso e dell’avvento di nuovi mezzi di riproduzione tecnica. L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica rappresenta un’attenta analisi volta a comprendere come tale fenomeno possa aver modificato la percezione dell’opera d’arte e determinato uno choc nel pubblico. L’avvento della riproducibilità tecnica segna il passaggio del valore cultuale al valore espositivo dell’opera d’arte, il suo essere unicum viene meno: l’hic et nunc qui ed ora scompare e l’aura svanisce. La fotografia è la ferita che apre il sipario del cambiamento della società moderna. Credo nella fotografia come documento, ma credo anche che in un’epoca come questa, dove le immagini fluiscono usque ad nauseam, l’arte debba essere ancor di più necessità ed urgenza, logos mancante; l’arte è necessaria là dove esiste come verità ed incarna la parola mancante.

(immagini courtesy: Silvia Gelli)