– CRONACHE DA OLUCE –
Joe Colombo creatore instancabile
Joe Colombo (1930-71) è stato una cometa che ha illuminato il cielo del design per pochi anni, ma la sua scia è visibile ancora adesso. A cinquant’anni dalla prematura scomparsa la sua eredità è portata avanti dai suoi prodotti e da Ignazia Favata.


Tra le aziende che hanno avuto rapporti continuativi e prolifici con Joe Colombo c’è Oluce, fondata da Giuseppe Ostuni nel 1945. Già prima del loro incontro l’azienda aveva prodotto lampade che sono parte della storia dell’illuminazione contemporanea. Nel 1951 Oluce partecipò alla IX Triennale presentando un Luminator disegnato da Franco Buzzi, a cui segue nel 1954 una lampada da terra di Tito Agnoli (255/387 detta Agnoli) una sottile tige che regge un singolo spot “nudo”, che segnerà la fine dei paralumi. Oltre ad Agnoli, con Ostuni, hanno lavorato Forti, Arnaboldi, Monti e Minale, ma è alla fine degli anni ‘50, e precisamente grazie all’incontro con Joe e Gianni Colombo, che Oluce fa un salto innovativo e di qualità.
Sugli inizi della collaborazione l’architetto Favata ci ha raccontato che “pochissimi sono stati i produttori che hanno saputo trasformare le sue sperimentazioni in produzione. […] Così avvenne per Giuseppe Ostuni, di Oluce che seguiva Colombo nelle sue manie di sperimentazione provando a costruire i più strani prototipi con ogni sorta di lampadina che si trovasse in commercio. Si trovò così a produrre la lampada Spider con una lampadina con incastro a baionetta, e la prima lampada con lampadina alogena da 500 Watt (Colombo) che aprì il mercato alla progressiva sostituzione dei lampadari con lampade da terra a luce riflessa”.


Acrilica (modello 281) disegnata nel 1962 è la prima lampada della lunga collaborazione con l’azienda milanese. Il PMMA è un materiale plastico che era già stato impiegato per la costruzione di lampade, Colombo lo utilizza trasparente e ad alto spessore con funzione di diffusore. Il fascio di luce della sorgente, una fluorescente lineare FM 6W T2, è trasportato lungo la curva trasparente e si diffonde come una piccola nuvola luminosa. Joe Colombo, grazie alla sua grande capacità intuitiva e di disegno, riuscì a individuare la curvatura esatta del PMMA che permettesse alla luce di riflettersi senza disperdersi. A questa scultura luminosa ne seguì una molto più pratica e legata alla “grande serie”, che tanto affascinava Colombo. Si tratta di Spider (1965) idealmente concepita come una carrozzeria d’auto che si adatta al motore, la lampadina, sottostante. Lo stelo che sostiene Spider è un manufatto industriale, al quale a seconda delle altezze Joe Colombo affida un contesto: alto 40 cm è da tavolo o parete (questa non più a catalogo) e alto 140 cm è da terra. Spider è l’ottimizzazione assoluta dei componenti, cambia solo l’altezza dello stelo, il resto è immutato. E questa sua estrema versatilità sarà alla base del conferimento del primo Compasso d’oro per Oluce, nel 1967.


A cavallo del 1964/66 Joe Colombo continuando le sue ricerche sulla luce e il vetro, disegna la piccola Fresnel (1966). Una lampada da parete, o da esterni, di un’estrema semplicità: un diffusore in vetro e un contenitore in metallo. Il designer sapeva che “la lente Fresnel permette la costruzione di ottiche di grande dimensione e piccola lunghezza focale senza l’ingombro, lo spessore e il peso del materiale necessario per costruire una lente sferica convenzionale di equivalente potere diottrico. Questo risultato si ottiene frazionando la lente sferica in una serie di sezioni anulari concentriche”. Da qui la grande luminosità della Fresnel, nonostante un diametro di soli 10 cm. È curioso notare come il principio della lente di Fresnel, da sempre impiegata nei fari per la navigazione, sia stata usata da Colombo per questa lampada da esterno, trasformandola in una sorta di faro che attende al nostro rientro in casa.


Nel 1967, Joe Colombo presenta un nuovo modello in Oluce: Coupé. Ritorna il tema dell’automobile e della carrozzeria. Coupé è stata disegnata con due versioni di paralume metallico: uno cilindrico e uno semisferico, entrambi connotati dalla sottile incisione sulla parte superiore. Nella variante cilindrica, Coupé è proposta in tre declinazioni: tavolo, terra e parete. Quest’ultima ha uno stelo ad arco e uno speciale attacco a parete regolabile. La variante a calotta, invece, è solo da terra e parete, entrambe con stelo ad arco. Quella da terra ha un basamento asimmetrico, pensato per poter essere agevolmente accostato a parete. Anche in questo caso, Joe Colombo si confronta con l’ottimizzazione dei manufatti utilizzando lo stelo e il basamento della Spider.


La collaborazione prosegue e arriva al 1970 con il modello 626 o Colombo. Qui per la prima volta in un oggetto domestico verrà impiegata l’alogena R7s.15, trasformando la 626 nel nuovo archetipo per questa tipologia. La carrozzeria che Joe Colombo disegna attorno alla sorgente è avvolgente e alettata, protegge la sorgente e facilita la dispersione del calore. La 626 è, in tutte le sue declinazioni, una lampada a luce indiretta dimmerabile e inclinabile. Colombo disegna una testa simmetrica sul proprio asse orizzontale, una grande manopola permette da un lato la regolazione del flusso e dall’altro il movimento. Anche questa collezione è figlia della volontà di “grande serie” ricercata da Joe Colombo in tutti i suoi progetti.


“Le ultime esperienze di design da me fatte tendono proprio ad offrire soluzioni globali vicine alla prefabbricazione e quindi alla produzione altamente qualificata e lontana dal design oggettivistico legato ai prodotti la cui immagine è ancora rappresentativa di prestigio, gusto, cultura, ecc. Voglio parlare di ricerche sperimentali proiettate nel futuro che non sono nate da fantasie formali o da fantascienza, ma da seri studi teorici e applicazioni di nuove tecnologie produttive”.
Nel 2015 in accordo con Ignazia Favata, assistente e curatrice dell’archivio Joe Colombo, viene rieditata The Globe (1964), in tre versioni: tavolo, parete e sospensione (questa in due dimensioni). The Globe è composta da due elementi, in stretto dialogo tra loro: una sfera in vetro soffiato trasparente e un cilindro portalampada in metallo. Colombo risolve con un tocco di elegante genialità il sostegno della versione da tavolo, creando un vassoio in metallo curvato che accoglie la grande sfera in vetro e le permette di essere orientata. Quello che stupisce della Globe è, forse ancor più delle altre, la sconcertante contemporaneità estetica. E come ha scritto Ignazia Favata: “i progetti di Joe Colombo non sono invecchiati né sembrano vincolati al tempo”.
Joe Colombo e Oluce, inventando uno e producendo l’altro, hanno dato vita a oggetti che da quasi sessant’anni sono diventati dei punti cardinali per chiunque decida di progettare la luce.
(tutte le citazioni da: ©IF-Studio Joe Colombo)
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