– INTERVISTA COL DESIGNER –

Ibridazione tipologica

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Andrea Calatroni

Lo Studio Adolini ci spiega come nasce la loro prima lampada e la collaborazione con Talenti Outdoor. Innovazione e ricerca sono alla base della collezione Kukà, materiali riciclabili e sostenibili compongono i due elementi principali.

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Quarant’anni di architettura e venti di design, dalla città al cucchiaio scriveva Ernesto Nathan Rogers. Chi è lo Studio Adolini?

Lo studio nasce nel 1984 a Roma e da subito si occupa di architettura sia a grande scala che allo sviluppo di temi abitativi soprattutto monofamiliari, frutto di una ricerca progettuale di tematiche architettoniche legate al territorio, in particolare il basso viterbese. Alla fine degli anni Novanta con la stessa attenzione al luogo ed alla materia, si interessa alla ceramica, presente storicamente in questa parte, oggi rappresentata dalla produzione sanitaria del distretto industriale di Civita Castellana. Con l’apertura del settore al design, nel 2000 lo studio lavora ad alcuni progetti destinati all’ambiente bagno ed inizia così una attività di industrial design che alterna a quella di architettura e lo porta a collaborare con le principali Aziende del settore.

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La collaborazione con Talenti è recentissima. Con loro nasce Kukà, la vostra prima collezione di lampade, ce la vuole raccontare? 

KuKà rappresenta il primo prodotto che sviluppiamo per Talenti, tra le più interessanti aziende nell’outdoor. Nasce dalla volontà di ibridazione tipologica di una lampada a batteria per esterno, trasformabile in un tavolo e viceversa.

In architettura, ma ancor più nel design, la ricerca sui materiali è un aspetto fondamentale. Kukà è realizzata con una particolare resina sostenibile. Ce ne parla? 

Il progetto è il risultato di una ricerca che stiamo portando avanti da tempo su alcuni materiali, finalizzata, attraverso tecniche di lavorazione particolari, alla trasformazione come appunto la resina, in un prodotto dall’aspetto naturale, leggero e resistente.

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Il passaggio dal mondo dell’acqua a quello della luce com’è stato? 

Al di là degli aspetti tecnici ovviamente diversi, l’approccio metodologico è lo stesso. Poniamo molta attenzione alla cura del dettaglio e nel seguire il progetto in tutte le sue fasi realizzative.

Oggi, un prodotto non deve essere solo bello o funzionale, ma deve saper raccontare una storia e provocare emozioni. Cosa ne pensa? 

Ogni prodotto deve poter trasmettere emozione soprattutto se si tratta di un oggetto luminoso. Nel caso di Kukà abbiamo immaginato un elemento che diffondesse luce indiretta, attraverso un basamento trasparente, fluttuante, direttamente infisso nella sabbia, nell’erba, o semplicemente appoggiato su un piano in legno o pietra.

Finalmente sono riprese le fiere di settore, ha visto qualcosa d’interessante o innovativo all’ultimo Salone del Mobile? 

Abbiamo soprattutto percepito una gran voglia di ripartire e di ritrovare uno spirito di confronto e di partecipazione diretta, che speriamo sia di buon auspicio.

(immagini courtesy: Studio Adolini)