– INTERVISTE COL FOTOGRAFO –

Fotografare l’oggetto dentro l’oggetto

Abbiamo incontrato Iacopo Barattieri, fotografo e amante del design. Capace di cogliere l’oggetto dentro l’oggetto valorizzando sia il dettaglio che il contesto. Per ottenere le migliori fotografie è necessario saper sfruttare le luci in funzione delle ombre

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“Sono quello che vedi” è un bellissimo pay off. Ce lo vuoi raccontare?

“Sono quello che vedi” questo pay off è nato in modo del tutto casuale. Si parlava con un amico del fatto che dietro a un prodotto di design c’è sempre ricerca, studio, metodo e pensiero, ma alla fine le emozioni che suscita in noi nascono in base a ciò che vediamo al primo sguardo. Sono convinto che nel design, e nel caso specifico nell’arredamento, per essere appagante non si debbano utilizzare necessariamente materiali nobili, ma semplicemente devono avere la capacità di farci stare bene. Abitereste mai in un ambiente che vi mette a disagio? Le arti, e il design tra queste, hanno un legame fortissimo con la nostra sfera emotiva. Spesso ignoriamo i passaggi che hanno portato alla realizzazione di un oggetto quali test, errori, prove su prove e fallimenti di vario tipo, per poi giungere a quello che vediamo. Tornando al pay off questo ragionamento può e deve essere applicato anche a me in generale, semplicemente anche io sono quello che vedi o no?

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Ogni tua foto è un piccolo racconto fatto di luce e materia, come nascono? A volte, è il caso di Venus o MT3, racconta più un dettaglio del totale. È così?

Probabilmente i miei scatti nascono dalla voglia di andare oltre a “quello che vedi” e dalla mia profonda curiosità nel cercare di capire come questi oggetti sono stati realizzati. Ecco, la curiosità nel mio lavoro credo mi dia una grande mano nella ricerca di forme, curve, luci e dettagli. Quando mi capita di avere davanti un nuovo oggetto da fotografare, passa diverso tempo prima di scattare. È come se facessi un sopralluogo, è necessario conoscere e rispettare l’oggetto che abbiamo di fronte. Esistono alcuni casi, come quelli da te citati, in cui si tratta di trovare l’oggetto dentro all’oggetto. Mi piace cercare situazioni che una volta estrapolate diventano un oggetto a sé stante, ma perfettamente armonizzato con il loro contesto di partenza. Quando questo accade, o quando semplicemente ho la capacità di cogliere questo aspetto, emerge il mio profondo rispetto per chi ha pensato queste forme.

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Per ottenere i “tuoi” colori desaturati e ombre così essenziali devi avere una profonda conoscenza della luce.

La conoscenza della luce è certo un punto fondamentale sul quale soffermarsi. Sosterrò sempre che la macchina fotografica non fa il fotografo, ma la luce sì. In questo caso le luci e i colori e anche i tempi sono stati dettati dalle lunghe e calde giornate di giugno. Cogliere l’attimo non è solo una prerogativa di un buon reporter ma lo è anche nel mio lavoro. Quando gli oggetti non si muovono è necessaria grande attenzione per andare cogliere anche la più piccola delle forme. Nel giro di 10 minuti la luce cambia e non potrai più fare quello scatto. I miei colori vogliono essere la parte meno invasiva nello scatto, presto più attenzione alle ombre, che si sa, sono loro che danno profondità agli oggetti e il senso della dimensione. Può sembrare controverso, lo ammetto, ma per come intendo la fotografia è necessario sfruttare le luci in funzione delle ombre.

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“Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero” (Wim Wenders). Cosa ne pensi?

Onestamente penso che se contestualizziamo la frase al tempo in cui è stata detta era pressoché inevitabile che la realtà fosse in bianco e nero. Una realtà rappresentata dai negativi di Salgado.
Al giorno d’oggi, anche grazie alla possibilità di accedere a contenuti fotografici di ogni tipo in pochissimo tempo, abbiamo perso la capacità di essere critici e probabilmente vogliamo vedere il mondo con gli occhi della realtà. Vogliamo vedere il mondo, ma purtroppo la realtà è già intervenuta facendo la sua parte, nel mostrarci tutto e subito. Ragionando per esempi, sarà capitato di guardare una recensione di un ristorante con foto, per poi andare a cena e prendere proprio quel piatto che abbiamo visto qualche ora prima. La fotografia in quanto realtà possiede una caratteristica che la rende differente dal mondo, il fatto che è stata creata con un determinato mezzo e di conseguenza processata e manipolata da una persona con una coscienza e un pensiero critico. Questo aspetto è da prendere in considerazione soprattutto se le cose “sono quello che vedi”.

(tutte le fotografie courtesy: Iacopo Barattieri ©)