– INTERVISTA COL DESIGNER –

Disegnare è innamorarsi

Tempo di lettura: 4 minuti

Marco Nozza

Giovane e creativo: Stefano Pasotti affronta il design a 360°. Come? Plasmando nuove estetiche e funzionalità in oggetto, insegnando come docente in ‘Tecnologia dei materiali’ presso l’Accademia LABA, oltre che raccontare i prodotti, le aziende ed i designer all’interno del suo canale YouTube.

01 Making Of Light Disegnare è Innamorarsi Aura 01 (1)
02 Making Of Light Disegnare è Innamorarsi Aura 02 (1)

Come hai incontrato il design? E chi sono i tuoi mentori? 

Dunque, sono cresciuto nel settore dei casalinghi perché i miei nonni avevano un’azienda nel settore. Mia madre era una donna separata negli anni ‘80 e non sapeva letteralmente dove collocarmi. La scelta migliore divenne quella del magazzino, quindi proprio cresciuto nel contesto produttivo. Sono originario di un paese in provincia di Brescia, chiamato Lumezzane, famoso per la produzione industriale, quindi, ogni aspetto della mia vita è stato profondamente influenzato dalle mie radici, ed ancora oggi, nonostante non viva più in quella zona, continua ad essere così.

Il mio mentore nel settore del Design è stato sicuramente Sergio Mori, un progettista che vinse il Compasso d’Oro nel 1998, e che ho avuto la fortuna di conoscere quando avevo solo 20 anni.  Al tempo lavoravo in una piccola realtà industriale, specializzata nella produzione di tubi in rame, un settore molto distante da quello che Mori mi mostrò nel corso degli anni. Grazie a questo incontro ho potuto comprendere differenti dinamiche interne alle aziende, ad esempio, come poter collaborare e muoversi in un settore complesso come quello dell’industrial design.

Se dovessi sintetizzare i concetti che sono racchiusi nei tuoi progetti, quali sarebbero?

Beh, certamente la funzionalità è al primissimo posto. Il mio percorso in questo settore passa dall’ITIS a più di 10 anni nella produzione industriale, all’interno della quale mi sono laureato in design del prodotto, quindi ogni progetto nasce partendo dalla funzionalità e da una serie di dinamiche. Un prodotto è l’incontro di più esperti che arrivano da settori differenti, e che collaborano per creare un prodotto innovativo. Inoltre, quando progetto, tengo in considerazione ogni lavorazione, che sia di produzione sia di finitura dell’oggetto, andando ad analizzare ogni singolo step per migliorarlo, sempre in collaborazione con l’ufficio tecnico dell’azienda. Anche lo spazio occupato per il trasporto ed il peso dell’oggetto stesso sono temi che tengo in forte considerazione quando progetto, proprio per ridurre qualsiasi tipologia di spreco. Quando progettiamo dobbiamo tenere in considerazione un’importante responsabilità verso la società e l’ambiente che ci circonda. Se il nostro prodotto ha un impatto negativo sull’ambiente, noi ne siamo responsabili. Allo stesso modo se miglioriamo l’ambiente che ci circonda, siamo responsabili di questo cambiamento positivo.

Con Phormalab prende forma Aura. Su quali basi hai affrontato la scelta dei materiali? E quali tecnologie offre per chi la usa?

Per Phormalab sono partito dalla richiesta del cliente: progettare una lampada inedita, con un prezzo contenuto e riducendo al massimo il numero di stampi da creare. La scelta in questo caso è stata quella di partire da un trafilato in alluminio, riducendo al massimo le possibili lavorazioni e dando la possibilità di anodizzare il corpo in diverse versioni. Il calore esce indirettamente dalla lampada, e questo ha richiesto moltissimo tempo, proprio perché quando è stata pensata Aura, la tecnologia per poterlo fare non esisteva ancora. L’oggetto inoltre presenta due tappi laterali, che sono le uniche parti stampate in pressofusione di alluminio e presenti nell’oggetto. L’attacco della lampada è stato progettato in maniera tale da dare variazione per quanto riguarda il posizionamento sul mercato. Infatti, modificando alcuni accessori che sono dati al cliente, la lampada può trasformarsi da prodotto a soffitto / parete oppure ad aggancio su palo.

Per quanto riguarda l’ispirazione, sono partito dalla cosa più semplice: se prendete un foglio di carta e lo arrotolate per metà, vedrete la mia lampada: sia frontalmente che in sezione.

03 Making Of Light Disegnare è Innamorarsi Kevin (1)
04 Making Of Light Disegnare è Innamorarsi Kevin Marble (1)
05 Making Of Light Disegnare è Innamorarsi Dean Dettaglio (1)

Kevin e Marble Kevin sono sorelle gemelle. Oltre al materiale, cosa le distingue l’una dall’altra?

Effettivamente entrambe nascono con la stessa forma ma da concetti molto diversi: la prima è indubbiamente Kevin che nasce dalla lavorazione meccanica. Un profilato in alluminio, tagliato laser in 3 punti differenti, che permette la fuoriuscita della luce sia dal basso che dall’alto. Un prodotto molto tecnico, e pensato come lampada da scrivania. Uno dei miei primissimi progetti, arrivato quando avevo meno di 30 anni. Marble Kevin arriva da una lavorazione a controllo numerico eseguita su differenti tipologie di marmo: il materiale dona particolarità all’oggetto, perché ogni venatura, ogni tipologia di marmo selezionato, è unico ed inimitabile. Inoltre, la luce si propaga lungo tutto il corpo della lampada.

Dean, ricorda i primi grattacieli di New York o la struttura di sostegno per il decollo di un razzo. Ce ne parli?

Dean si ispira effettivamente ad un edificio. Questi sono stati i primi esperimenti fatti nel lontano 2013, su di un taglio laser per profili in alluminio standard. Era quasi una novità all’epoca e una tecnologia che è sfruttata ancora oggi per la produzione in serie di determinati prodotti. Ha una forma estremamente semplice e compatta, realizzata per mostrare la luce che viene emanata da quattro strisce LED posizionate all’interno della lampada stessa.

Cosa si prova nell’essere studente prima e, in breve tempo, passare dall’altra parte della cattedra, diventando docente?

E’ molto molto strano: passi diversi anni con un certo tipo di pensiero e letteralmente non ti metti nei panni del docente, fino a quando effettivamente non ti arriva la telefonata. Nel mio caso è stato proprio così. L’Università ha pensato immediatamente alla mia figura nel momento in cui si è aperta la posizione di docente per tecnologia dei materiali. Passare in pochissimo tempo da studente a docente mi ha dato una visione molto diversa della situazione. Pensate che ricordo ancora oggi la mia prima lezione e gli studenti: “non sapevo dove si trovasse l’aula né come si accendesse lo schermo!”. Avendo una formazione prettamente tecnica, il mio tipo di insegnamento è molto diretto e senza fronzoli, tratto 60 tecnologie diverse in 12 lezioni. Non è stata una passeggiata: i primi anni servivano proprio a comprendere come muovermi e cosa portare all’interno dell’Università, cercando ogni volta nuovi stimoli. Si tratta di una materia molto complessa, ma stimolante, e quando si trovano nuove strade, per insegnare, l’impatto che hai nei confronti degli studenti è altissimo. Ad esempio: un giorno mi sono presentato in aula con una vera spada giapponese (ovviamente sotto indicazione e tutela della polizia preposta). Avevo la necessità di parlare di una determinata lavorazione dell’acciaio e contemporaneamente conoscevo una persona che avrebbe potuto prestare un’arma di quel tipo. Vi lascio solo immaginare l’impatto che un evento del genere ha suscitato negli studenti.

06 Making Of Light Disegnare è Innamorarsi Incipit (1)

Seguendo la tua doppia ‘esperienza’, se lo hai fatto, in che modo hai modificato il tuo modo di comunicare il design?

Il mio modo di comunicare è cambiato profondamente dal 6 marzo 2017 anno in cui mi sono rotto il primo tendine di Achille. Ero in carrozzina e completamente bloccato, sia per incontrare i clienti sia per l’insegnamento: da quel tipo di difficoltà e grazie all’aiuto della mia compagna ho iniziato a fare alcuni piccoli esperimenti utilizzando la mia videocamera. Piccole parti delle lezioni in Università erano state registrate e caricate su YouTube, al fine di aiutare i miei studenti durante le lezioni nelle quali non potevo essere presente. Da quel momento in avanti è diventato il social principale ed il sistema più efficace sia per portare contenuti legati al mondo della progettazione che di design industriale. Con l’esplosione del Covid nel 2020, l’Università richiedeva un metodo alternativo di insegnamento, cosa che stavo proponendo da anni. Non immaginavo però che gli studenti in Italia, legati a questo settore, iniziassero a seguire il mio canale in maniera sistematica. Ancora oggi porto contenuti ad un pubblico sempre più vasto comprendendo quali siano le difficoltà di uno studente oppure di un appassionato nel settore. Il metodo di comunicazione è molto semplice e diretto, esattamente come propongo all’interno dell’Università, in maniera tale da trattare argomenti complessi, nella maniera più fruibile possibile. Allo stesso modo progetto prodotti per differenti settori, utilizzando la stessa filosofia.

Quali opportunità professionali prospetta l’Italia per i futuri designers?

Il design in Italia sta vivendo, a mio avviso, un duplice momento. Il primo fatto di proposte semplici ed oneste, l’altro basato esclusivamente sulla visibilità apparente ed immediata. Le opportunità per un settore così competitivo sono molteplici, proprio perché il design è presente in svariati campi, anche quello più impensabile: il settore funerario, ad esempio, col quale ho collaborato. Un giovane designer e non solo – mi ci metto anch’io – dobbiamo comprendere che di fronte a noi, molto spesso, ci sono muri e difficoltà “fatti di gomma”: è complesso scavalcarli, oppure girarci attorno. L’unico modo è quello di romperli nonostante siano di una sostanza estremamente “elastica”. Serve molta perseveranza e determinazione. Non abbattetevi di fronte alle prime difficoltà, non cesseranno mai. Apprezzate ogni piccolo successo che arriva. Siate perseveranti! Anche se inizierete a lavorare in ruoli completamente differenti da quello che immaginavate.

(immagini courtesy: Stefano Pasotti)