– STORIE D’ARCHITETTURA –

L’architettura si trasforma

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A Marsala è stato completato il restauro della chiesa gotica di San Giovannello, da edificio religioso a socioculturale. Gli architetti Domenico e Giovanni Nuzzo con L&L Luce&Light ne hanno curato il recupero e l’illuminazione.

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La storia dell’architettura è piena di cambiamenti, piccoli e grandi, che hanno cambiato pelle e contenuto agli edifici. Non ultimo quello avvenuto per la chiesa di San Giovannello a Marsala, da chiesa tardogotica a edificio socioculturale, un cambio importante ma che ne ha mantenuto la funzione civica. 

Il cambiamento parte da lontano, dagli avvenimenti bellici del 1943 che colpirono la chiesa e ne demolirono totalmente la zona absidale, lasciando senza copertura l’intero edificio e buona parte dei muri perimetrali. Rimasero così esposti gli interni, che furono oggetto di restauro tra i secoli XVII e XVIII in pieno stile Barocco, con la creazione di cappelle laterali ricavate nello spessore dei muri e una decorazione realizzata con cornici e soprasesti tipici del gusto architettonico del periodo. Al termine del secondo conflitto venne avviato un importante progetto di riqualificazione degli esterni sotto la guida dell’architetto marsalese Domenico Nuzzo.

I lavori subirono, come spesso accade, forti rallentamenti fino a fermarsi del tutto, ma sono stati ripresi nel 2018 dall’architetto Giovanni Nuzzo (figlio di Domenico), su commessa del Comune di Marsala, e portati a completamento. Anche se l’edificio è ancora in attesa di una funzionalizzazione.

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Gli architetti hanno condotto delle approfondite analisi strutturali sullo stato di conservazione avvalendosi delle ultime tecnologie e della collaborazione della terza generazione. L’architetto Giovanni Nuzzo si è avvalso della conoscenza del figlio Domenico in merito agli ultimi dispositivi di scansione elettronici. I progettisti hanno così ricreato le maglie spezzate del tessuto urbano, abbandonato alla mercé dell’incuria e delle piante infestanti. Fulcro del progetto è la ricostruzione dell’arco d’ingresso, la parte più distintiva e anche la più compromessa, adottando l’antica tecnica della fusione a cera persa. Questa prevede tra le varie fasi il calco in gesso della pietra che costituisce il portale e la fusione in bronzo statuario delle parti mancanti. Nelle foto si nota l’affascinante accostamento, a sfioro, tra i due materiali. Al giallo del tufo si accosta il nero del bronzo che fa da trait d’union con la cinta muraria ricostituita.

Con la stessa filosofia, rendere palese l’intervento di ricostruzione senza alterare la storicità del luogo, gli architetti hanno ricreato il muro perimetrale crollato con 53 lastre di corten poste verticalmente. L’aria lasciata tra le lastre permette al passante di vedere all’interno, specialmente di sera, quando l’illuminazione, fornita dagli apparecchi L&L Luce&Light, è accesa e il controluce permette di leggere le lastre. E proprio la luce consegna nuovamente questo luogo alla città di Marsala.

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Il progetto illuminotecnico eseguito dagli architetti con il coinvolgimento dell’azienda vicentina ha portato ad un’ulteriore valorizzazione del manufatto architettonico. L’intervento di restauro ha precisi attributi simbolici, luce e architettura vogliono ricordare le sofferenze causate dalla guerra. Con questo intento sono state installate alcune lastre di corten incurvate nella zona absidale. Questa è stata ricomposta come una quinta scenica con una lunga feritoia verticale resa drammatica dalla luce dell’incasso Bright 1.0

Alla luce puntuale e commovente dell’interno si contrappongono i profili lineari Neva con ottica ellittica che illuminano il manto murario esterno mettendo in evidenza i resti dell’antico intonaco. Gli stessi profili, con ottica stretta 11°, danno risalto alle paraste parzialmente ricostruite, esaltando le cornici e gli archi. La soluzione a profili lineari incassati a filo permette di valorizzare al meglio la partitura architettonica. Tutte le sorgenti a terra hanno ottiche studiate per essere anabbaglianti permettendo di ottenere un elevato comfort visivo, la scelta di avere ottiche ellittiche o a fascio stretto è voluta proprio per illuminare senza infastidire il visitatore. 

Anche la scelta dei proiettori per esterni Kleo in corten montati su piantane rafforza l’idea di un interno che è diventato esterno, una chiesa che è diventata un luogo nuovo per la città.

  

(immagini courtesy: L&L Luce & Light)