– COMPASSO D’ORO –

Il 2011 è l’anno del design empatico

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Il 17 marzo 2011 si è celebrato il 150° dell’Unità d’Italia, in aprile Buenos Aires viene nominata Capitale mondiale del Libro e a giugno ha preso il via il XXII Compasso d’oro. Un’edizione in cui per la prima volta si è parlato di User-Centered Design come requisito essenziale dell’approccio alla progettazione di oggetti. Le due lampade premiate, Elica e Hope, sono state ideate per relazionarsi direttamente con l’uomo, il suo corpo e lo spazio abitato. Elica (Martinelli Luce) e Hope (Luceplan) si sono aggiudicati questa edizione del Compasso d’oro vinta dal più giovane e il più premiato vincitore: Brian Sironi (1977) e Paolo Rizzato (in questo caso con Francisco Gomez Paz). Due progetti esteticamente raffinati e tecnologicamente sofisticati.

making of light - Il 2011 è l’anno del design empatico - elica 1
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La Giuria di questa edizione è composta da: Arturo dell’Acqua Bellavitis (presidente), Umberto Croppi, Chantal Hamaide, Guto Indio da Costa, Pierre Keller, Cecilie Manz, Clive Roux e Zheng Shiling. Designer, grafici e critici del design che hanno selezionato e premiato prodotti in cui tecnologia e immediatezza estetica, unitamente alla sorpresa sono i tratti comuni. Leggendo le motivazioni che accompagnano gli oggetti selezionati appare evidente che anche la Qualità costruttiva è stato un importante criterio di scelta. “La giuria internazionale di questa edizione del Compasso d’oro ha posto come parametro fondamentale nella scelta dei diversi premi la qualità. I designer, infatti, contribuiscono in maniera decisa a creare il network di oggetti, a progettare le funzioni e le forme, a deciderne l’identità visiva e il packaging, delineando i contorni di qualcosa di più di un semplice prodotto, di qualcosa a cui possiamo pensare come a una forma di vita”. Di seguito le asciutte, e precise, motivazioni per Hope ed Elica.

Hope

Compasso d’Oro per l’innovativo uso di sottili lenti di Fresnel in materiale plastico che creano una luce di grande delicatezza.

Elica

Compasso d’Oro per il contrasto fra la leggerezza del braccio e la forza del supporto accompagnata dall’eliminazione di ogni dettaglio tecnico a vista.

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Hope nelle intenzioni dei progettisti “interpreta i lampadari della tradizione con sofisticate tecnologie e con materiali contemporanei. Composta da sottili lenti Fresnel di policarbonato, dal potere diottrico equivalente a quello del vetro ma leggerissime e smontabili”. Questa lampada è proposta in tre diverse dimensioni (da 12 a 105 lenti) e, come per gli chandelier classici, è possibile creare composizioni giocando con le diverse dimensioni. Sia singolarmente che come elemento di configurazioni di Hope, la lampada si relaziona con lo spazio grazie alla luce che si espande illimitata. La famiglia Hope, come molti prodotti disegnati da Paolo Rizzatto, è in primo luogo una risposta a una necessità alla quale il designer deve trovare una forma e una tecnologia adatta per risolverla. In questo caso è la reinvenzione delle lenti Fresnel in materiale plastico, il policarbonato è trattato come una lente prismatica e diffondente. La versatilità espressa dalla collezione è notevole. Nelle sue declinazioni, unitamente alle quattro varianti dimensionali, la lampada Hope permette molteplici interazioni ambientali, spaziando dalla residenza privata ai vasti atrii commerciali o alberghieri.

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Brian Sironi descrive Elica come una lampada empatica grazie al “feedback sonoro dell’interruttore, il braccio della sorgente ruota accendendo o spegnendo la lampada, ottenendo un bellissimo click”. Elica è stata una delle prime lampade ad usare come sorgente la “fredda” tecnologia LED a cui il designer è riuscito a dare umanità e avvicinarla all’utente “eliminando ogni dettaglio tecnico a vista”. L’essenziale forma conica, ricavata dalla sezione aurea, e le finiture neutre (bianco e nero lucido) hanno aiutato questo processo di avvicinamento e relazione. Forme, proporzioni e colori riconoscibili come “nostre” che ne hanno facilitato l’incontro. Quello che ho trovato affascinante in Elica è la caduta della luce sul cono, il gioco delle ombre chiaroscurali che la scolpiscono. Un tratto, tra gli altri, che credo abbia affascinato anche Emiliana Martinelli che in due mesi l’abbia prodotta e presentata in Euroluce. Nel 2019, per i suoi dieci anni, Elica veste anche un elegante vestito nero lucido.

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Dalla relazione della Giuria si evince che “il concetto di qualità si può declinare in vari modi anche in funzione delle radici culturali e delle esperienze didattiche e professionali dei diversi membri della giuria. C’è chi ha considerato come qualità l’attenzione allo User-Centered Design, c’è chi invece ha privilegiato progetti che avevano un’attenzione alla sostenibilità ecologica in senso lato, piuttosto che alle soluzioni innovative per quanto riguardava il linguaggio o alle soluzioni innovative legate alla sperimentazione di nuovi materiali”. Tutti argomenti ripresi e integrati da entrambe le lampade e segnali indicatori di una progettazione matura e attenta, anche tra i più giovani designer.

Tutte le immagini di prodotto: Archivio fotografico Fondazione ADI Collezione Compasso d’Oro

(Immagini ambientate Hope courtesy https://www.luceplan.com/it/home )
(Immagini ambientate Elica courtesy http://www.martinelliluce.it/it/home )