– INTERVISTE COL FOTOGRAFO –

La fotografia è osservazione

Making of Light ha incontrato Ivan Rossi, fotografo toscano amante dell’architettura e della luce. Abbiamo fatto una chiacchierata sulla sua produzione iconografica, che spazia dal prodotto alla città, con alcune riflessioni su Minor White e la fotografia

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L’architettura non è semplice da fotografare, bisogna saperla leggere e interpretare. Qual è il tuo metodo per catturarne l’essenza?

Prima dello shooting è importante documentarsi. Conoscere l’architetto, il luogo, il committente. Un sopralluogo è sempre di grande aiuto. Giunti sul posto la prima cosa da fare è osservare. Allontanarsi per vedere l’architettura nel contesto, girarci intorno. Capire da quali angolazioni è meglio fotografare con la luce del mattino, quali invece lasciare alla sera, e lo stesso vale per gli interni. Personalmente, dopo aver ascoltato le richieste del committente, vado molto a sensazione. Osservo ciò che mi colpisce e provo a rappresentarlo. A volte lo scatto riesce subito, a volte bisogna spostarsi un po’ per aggirare elementi di disturbo, altre volte aspettare il momento giusto. E quando si è a qualche centinaio di chilometri da casa, con una tabella di marcia piuttosto serrata, capita anche di dover rinunciare a qualcosa perché in quel momento non rende come dovrebbe. Sarebbe deleterio impuntarsi su un’immagine e poi dover rinunciare all’intero servizio per mancanza di tempo.

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Un discorso analogo e forse più complesso è valido per i prodotti d’illuminazione. Ce ne parli?

Se parliamo di prodotti di illuminazione installati, e quindi in modo più ampio di un progetto illuminotecnico, valgono in linea di massima gli stessi principi. Una complicazione è la luce solare che obbliga a scattare in determinati orari, inoltre l’ampia gamma dinamica richiesta mette spesso in crisi anche le migliori ottiche. Ma, senza dilungarsi troppo sui tecnicismi, ciò che cambia è il soggetto delle fotografie, che non è più l’architettura ma l’interazione tra i corpi illuminanti ed essa. Può essere richiesto di mostrare come, con un determinato prodotto, si riesca ad avere un’illuminazione omogenea a terra o su una facciata. Oppure come un singolo proiettore possa far risaltare una decorazione murale dalla parte opposta della strada senza abbagliare i passanti. Questo può obbligarti a inquadrature a cui non penseresti mai che però servono a spiegare un concetto.

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Fotografare i cantieri di restauro vuol dire muoversi e lavorare in condizioni difficili. Potresti raccontarci qualche esperienza particolare?

Nel 2012 ho contribuito alla documentazione del completo restauro dei locali dell’Officina Profumo di Santa Maria Novella in Via della Scala, a Firenze. Sono state riprodotte in Francia, secondo le originali tecniche, le carte da parati rovinate dall’alluvione di Firenze del 1966. È stato riscoperto un affresco del XIV secolo sotto una pittura ottocentesca. Un lavoro immane che ha riportato il complesso al suo antico splendore. In questi casi, oltre alla difficoltà di muoversi in un cantiere in sicurezza, si ha la responsabilità di documentare qualcosa di non ripetibile. Una volta finiti i lavori, del “prima” restano solo le foto. Si va in qualche modo a scrivere un pezzo di storia dell’opera.

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Ti è capitato di fotografare un luogo dopo il cambio dell’impianto d’illuminazione? La tecnologia LED ha dato una nuova luce a molti luoghi, da fotografo cosa ne pensi?

La prima differenza che noto è la resa cromatica, soprattutto se paragonata al neon o alle lampade a scarica: un buon LED ha uno spettro di emissione molto più completo e questo permette una migliore percezione dei colori. Nel caso di un supermercato questo ha un enorme impatto sulla presentazione dei prodotti, soprattutto in campo alimentare. In un ambiente di lavoro invece si hanno notevoli miglioramenti sul comfort visivo. A tal riguardo mi torna in mente il giorno in cui ho fotografato il Padiglione 30 di Bologna Fiere, illuminato con i 3F-LEM di 3F Filippi: sono entrato nel primo pomeriggio, fuori era giorno, ed uscendo sono rimasto sorpreso dal buio: il sole era tramontato mentre all’interno la luce era rimasta pressoché identica per quantità e qualità. Ma il LED e tutta l’elettronica che lo circonda fanno la differenza anche sull’illuminazione architettonica, dove grazie al ridotto calore dissipato e alle basse potenze richieste si riesce ad avere un controllo della luce molto più preciso. A tale riguardo non posso non citare un lavoro svolto nel 2017, durante il completo rifacimento dell’illuminazione del Salone dei Cinquecento. In una settimana, di notte, Silfi spa ha installato e puntato circa 140 apparecchi a LED Targetti in sostituzione di 23 piantane fisse. Per il risultato vi lascio alle immagini di confronto.

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Minor White sosteneva che “tutte le fotografie sono autoritratti”. Cosa ne pensi?

Penso che questa frase si possa applicare alla sua opera, alla sua ricerca nel rappresentare metaforicamente un sentimento interiore attraverso un’immagine. Sono dell’idea che nel mio lavoro, quindi nella fotografia su commissione, il proprio punto di vista vada messo da parte, a favore di quello che un’immagine deve comunicare. La fase creativa è bene che si svolga il più possibile attraverso un buon confronto di idee a monte della giornata di riprese. Dopodiché resta sempre un buon margine per operare scelte in base al proprio gusto, mettendoci se vogliamo anche una parte di sé stessi.

(Tutte le immagini courtesy https://www.ivanrossifotografo.it/)