– LUOGHI DA VISITARE –

Fondazione Achille Castiglioni

Giovanna Castiglioni risponde a qualche domanda sul suo lavoro di geologa del design e su come si racconta un padre come Achille Castiglioni, un lavoro impegnativo ma anche divertente. Ci parla dei nuovi progetti editoriali e degli oggetti rieditati.

Making of Light - Come si fa la luce - Achille Castiglioni - 03_Courtesy Fondazione Achille Castiglioni foto S Guindani - MOL

(Foto: S. Guindani)

Dal 2006 ad oggi avete fatto conoscere e divulgato il grande patrimonio culturale lasciato da Achille Castiglioni. Ultimi nati sono i due flip book editi da Corraini. Ce li vuoi raccontare?
Come Fondazione siamo aperti dal 2006 proprio con l’intenzione di far conoscere il grande patrimonio lasciato da Achille Castiglioni e della sua famiglia, e per non farci mancare nulla abbiamo deciso di pubblicare due flip books, con Corraini, su due prodotti: Lampadina e Basello. Tutto nasce nell’anno del centenario, con l’idea di raccontare il papà in modo un po’ diverso, un po’ più veloce e data la mia grande passione per i flip books ho pensato che potessero essere perfetti. È un modo di guardare indietro, pur guardando avanti. È un prodotto assolutamente analogico in quest’epoca digitale, ritengo che il contatto con la pagina di carta sia importante. Fortuna vuole che Sara Vivan (illustratrice bravissima N.d.R.) fosse la mia vicina di casa e ho chiesto a lei di realizzarli, anche seguendo la logica di investire su professionisti giovani e bravi, come è successo per il logo della Fondazione. Il lavoro avviato con Sara non è stato un affatto facile. Creare una cosa semplice è complesso! Abbiamo ideato un libretto a doppio senso di marcia: scorrendolo verso destra è un flip book illustrato, scorrendolo verso sinistra è ricco di didascalie. È divertente pensare che abbiamo iniziato a frequentarci nel cantiere di casa mia, decidendo di inserire cose viste durante i lavori come la piastrelle di Gio Ponti o le cementine esagonali. Questo ha permesso di costruire una storia di senso compiuto. Abbiamo pensato anche di inserire due oggetti che faranno fil rouge tra i vari libretti. Il primo, è un oggetto anonimo, diverso per ogni libretto, tra quelli raccolti da Achille. Il secondo è un oggetto progettato da altri designer, usati da me e amati da papà, come la poltrona Sacco. Mi piace anche sottolineare che non c’è un progetto cronologico, sarebbe stato troppo vincolante per noi o per un bambino curioso che ne sfoglia le pagine.

Making of Light - Come si fa la luce - Achille Castiglioni - 02_Courtesy Fondazione Achille Castiglioni foto Claudia Ferri - MOL

(Foto: C. Ferri)

Parte del vostro lavoro è anche andare oltre alle solite icone, creando mostre e percorsi inediti. È un grande impegno, ma credo sia anche divertente. O no?
Andare oltre alle icone è un grande impegno, ma anche molto divertente. Quando mia mamma Irma mi ha chiesto di dedicarmi alla nuova veste dello Studio Castiglioni, mi ha detto “fallo purché tu ti diverta e continua a farlo, finché ti divertirai” e aveva ragione, ancora oggi continuo a divertirmi moltissimo. In quattordici anni io e Antonella Gornati siamo cresciute tantissimo, diventando delle perfette “padrone di casa” che sanno accogliere i visitatori, come fossero amici che passano a trovarci. E non sarebbe così se non ci divertissimo a farlo. È diventato un gioco che facciamo con chi passa in studio, un gioco che ci dà la possibilità di conoscere persone provenienti da tutto il mondo e farli sentire a proprio agio, come tra le mura domestiche. Tutto questo mi fa andare al lavoro ogni giorno contenta e questo, lo ammetto, è un grande privilegio. Non è scontato fare ciò che piace e diverte, ribadisco è un vero privilegio.

Making of Light - Come si fa la luce - Achille Castiglioni - 04_Fondazione Achille Castiglioni_Stanza tecnigrafi con visitatori-3

(Foto: Fondazione Achille Castiglioni)

Saliscendi e Taccia sono le lampade che amo di più. Con loro si può giocare e divertirsi con la luce, questa è una delle caratteristiche dei prodotti dei Castiglioni.
Saliscendi (Stilnovo – Linea Light Group) verrà presentata al Salone del Mobile, in giugno questa volta, in una versione riproporzionata. Mentre Taccia per Flos, in versione grande e piccola, fa parte del grande lavoro di riedizioni che portiamo avanti da molti anni. Il lavoro che io e mio fratello Carlo facciamo in Fondazione è anche quello di rimettere in produzione i prodotti di papà riadattandoli alle nuove tecnologie. Penso a Taccia che è stata riproposta con la coppa in plastica, com’era stata pensata nel primo progetto del 1958, grazie alla sorgente LED ora è possibile, mentre prima con la sorgente luminosa a incandescenza era impensabile. Nel 2019 anche la lampada Bulbo 57, è stata riproposta con all’interno 225 mm di filamento micro-LED, un capolavoro d’ingegneria illuminotecnica. Il gioco della luce, che piaceva tanto ad Achille, proviamo a tenerlo ancora acceso e credo che ci stiamo riuscendo bene, considerando che abbiamo rimesso in produzione ben 32 prodotti. Non è stato un lavoro facile, contattare o essere contattati dalle aziende, non è scontato che rispondano positivamente per i più svariati motivi. Ad esempio, avremmo voluto mettere in piazza il divano Hilly (ex Cassina) e per il Salone del Mobile grazie a Macevi1928 ci riusciremo con una versione in cemento. Li ho conosciuti e ho proposto loro Hilly, detto fatto! Con questa nuova collaborazione, come il flip book per i bambini, è un altro modo per portare fisicamente il design in piazza e in mezzo alle persone. Ritornando sulla luce, la nuova Stilnovo dopo un lungo interregno è stata acquisita da un’azienda dalle grandi capacità tecniche e tecnologiche capace di interpretare al meglio Saliscendi, riproporzionandola in maniera impeccabile. E così Karakter con Trio o altri prodotti di Achille che in origine erano stati editati da altri. Questo a conferma che ci siamo sempre comportati in modo etico verso i produttori, proponendoci a loro in prima battuta poi cercandone altri in caso contrario.

Making of Light - Come si fa la luce - Achille Castiglioni - 05_Stanza con lo specchio inclinato Courtesy Fondazione Achille - MOL

(Foto: Fondazione Achille Castiglioni)

A Vico Magistretti, grande amico di Castiglioni, non piaceva essere identificato con un unico oggetto, ma è un rischio che corrono tutti i Maestri, complici le continue pubblicazioni dei “soliti noti”. Cosa ne pensi?
Sì, è tutto molto vero ma la nostra fortuna è che papà ha progettato tanti oggetti e diversissimi tra loro. Quando faccio le visite guidate, molti visitatori scoprono che la lampada Arco è dei Castiglioni e se ne stupiscono. Arco è, come dici tu, un “solito noto” ed è a un livello iconico tale che alle persone interessa il giusto che sia dei Castiglioni o di Flos. Secondo me, un oggetto diventa icona quando supera anche il progettista o l’azienda. Pensa invece ai “soliti ignoti” come Sleek o all’interruttore rompi-tratta, al Servofumo o al Servopluvio, oggetti diffusissimi che pochi sanno essere stati progettati da Achille Castiglioni e che sono in ogni casa. Lui preferiva “entrare in silenzio nelle case delle persone” e così ha sempre fatto.

(Foto: Fondazione Achille Castiglioni)

La domanda che si fanno in molti è: come può una geologa raccontare così bene di design?
Devo ammettere che questa domanda mi ha un po’ commosso. Tutti si chiedono come possa una geologa parlare di design e come possa raccontarlo così bene. In effetti è molto strano ma hanno giocato due fattori. In primo luogo, il design l’ho sempre vissuto e respirato in casa, dato anche il bellissimo rapporto che avevo con mio papà, un genitore incredibile. In secondo luogo, essere geologa vuole dire essere persone pratiche e i progetti di Achille sono l’emblema della praticità. Sono cresciuta montando e smontando cose, come i mobili Ikea che lui si divertiva a comprare. Se avessi fatto altre facoltà, come filosofia o psicologia, avrei avuto un approccio più astratto e impostato, meno legato alla materia, al fare o al giocare. Ma questo non è certo sufficiente, ho dovuto studiare tutto da zero. Nei primi anni di apertura della Fondazione andavo al Politecnico come auditrice (in incognito) ad ascoltare storici del design come Beppe Finessi (a cui sono molto legata), Gianpiero Bosoni o Fulvio Irace e ho cominciato a conoscere mio padre attraverso i loro occhi, la loro voce, le loro lezioni come veniva percepito nel mondo del design. Certamente la comunicazione è molto importante e si possono raccontare grandi storie usando vari strumenti tra cui gli inusuali e “storici” flip books. È necessario saper raccontare con semplicità, senza usare parole o concetti complessi che complicano la comprensione e fanno perdere molte informazioni a chi ascolta. Nelle mie visite guidate cerco di parlare in modo interattivo e comprensibile a tutti esattamente come faceva papà quando raccontava i suoi progetti. La comunicazione sul design che portiamo avanti è un racconto fatto di storie, piacevoli e semplici.

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Crediti: Courtesy Fondazione Achille Castiglioni – Illustrazione: Sara Vivan – Foto: S. Guindani / Giancarlo Pozzi / Claudia Ferri)