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Racconto di luce e metafisica

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Making of Light ha incontrato Giuseppe Mestrangelo, lighting designer e fondatore di Light Studio che ci ha raccontato come ha disegnato la luce per la grande mostra a Palazzo Blu (Pisa) su Giorgio De Chirico

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A fine 2020, al termine di un anno complesso e dopo qualche rinvio finalmente apre la retrospettiva su De Chirico a Pisa, illuminata da Giuseppe Mestrangelo, che ho intervistato qualche mese fa sulle pagine di Making of Light. La mostra è stata aperta e subito chiusa a causa dell’emergenza sanitaria, ma che si sperava potesse riaprire con l’arrivo del 2021. E così è stato, eccovi il racconto.

Mercoledì 20 gennaio 2021, si sono riaperte le porte di Palazzo Blu a Pisa, dopo alcuni mesi di chiusura per il contenimento della pandemia. Palazzo Blu, riparte con la grande ed eccezionale mostra: De Chirico E La Metafisica per la quale il progetto illuminotecnico e scenotecnico è stato affidato a Giuseppe Mestrangelo e al suo Light Studio di Milano.

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Giuseppe inizia la nostra chiacchierata partendo a ritroso: “Erano gli anni Settanta, quando iniziavo ad approcciarmi al “mondo della luce”, ma già osservavo attentamente De Chirico. In molte collezioni private italiane già lo illuminavo a luce sagomata, allora una tecnica quasi sconosciuta ai più. Inutile dire che mi innamorai totalmente di quell’effetto speciale, molto pittorico, fatto di silenzi assolati e ombre lunghe mediterranee. Posso dire che De Chirico fu il mio mentore luminoso e che ancora oggi a distanza di cinquant’anni, guida il mio modus di comporre la luce. Metafisica, ovvero profondità della realtà, lontana dall’oggettività scientifica delle cose che nella composizione di Giorgio De Chirico si manifesta attraverso luci narranti che anelano all’altro senso.

La luce di per sé è metafisica, non è raccontabile se non attraverso la sua composizione. La luce naturale o artificiale con tutti i suoi limiti si può manipolare, empiricamente o scientificamente, ma la luce dipinta è paragonabile alla musica, non sono sufficienti una buona tecnica o dei buoni strumenti. È necessaria una visione ulteriore dettata da: “chi sei tu e di quanto hai deciso debba essere la lunghezza del salto oltre il senso”. Ogni volume, edificio o morfologia presente nella composizione, De Chirico la pensa “fotonicamente” e con accuratezza, al fine di comporre ciò che noi non vediamo ma percepiamo come “surreale”, è così che l’insieme della composizione ci appare metafisica, non priva di senso ma piena del più probabile “altro esistere”.

Dopo una leggera pausa caffè, Giuseppe riprende il racconto addentrandosi nello specifico del suo lavoro e dell’amore necessario per farlo al meglio.

“Una colonna, un portico, una scultura, vengono quasi annullati per eccesso di contrasto di un netto chiaroscuro ottenuto da una luce surreale che investe ogni cosa, a volte persino l’ombra ne è toccata. Come già nella composizione Piranesiana così come in quella metafisica di De Chirico, il marcato chiaroscuro, il forte contrasto e il silenzio dell’ombra, serpeggiano dentro e fuori dalla forma immaginaria o reale, “teatralizzando” la nostra percezione visiva e rendendola appunto metafisica quasi inspiegabile.

Nell’opera La torre e il treno (1934), come è possibile spiegare la “luce non luce” che irraggia la torre, ma differisce completamente sia per incidenza che per colore da quella sull’orizzonte in controluce al treno? O ancora, nel Sole sul cavalletto (1972) un sole carico di luce poggiato su un cavalletto all’interno della stanza, metaforicamente collegato tramite un filo luminoso ad un altro sole nero all’orizzonte. Ecco, “l’altro senso”. Chi è De Chirico, con la memoria lontana che osserva e ci fa osservare Orfeo o Ettore e Andromaca, dentro luci assolutamente “speciali”?

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“Light Designer non è solo una definizione di una professione, disegnare la luce vuol dire comprenderne le motivazioni, che spesso derivano da chi siamo e per quale ragione riteniamo che la luce sia la nostra materia e non un’altra. De Chirico, Van Gogh, Caravaggio o Vermeer, e gli altri “light designer”, non decisero di produrre lampadine o candele, ma ugualmente osservavano manipolavano e componevano la luce come non altri.

Nel progetto di allestimento illuminotecnico per una mostra, mi è difficile non pensare alla totalità della percezione visiva tra le opere esposte e lo spazio circostante ad esse, proprio non riesco a pensare che le “frequenze” tra colore, luce dipinta o composta in un manufatto scultoreo, debbano rimanere “imprigionate” nell’opera. È così che cerco sempre un collegamento luminoso esterno all’opera ma che paradossalmente ne faccia parte, un collegamento ragionato, mai sovrastante la visione d’insieme, una sorta di effetto non d’effetto. Come dire? metafisico. Ed eccoci a Pisa nella splendida cornice di Palazzo Blu quale occasione migliore per comporre una “luce metafisica” se non per la mostra dedicata a Giorgio De Chirico”.

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Facciamo una seconda pausa, sfogliando il suo libro “Diva Luce” mi racconta il concept e la tecnica impiegati nella mostra pisana.

“Lungo il percorso della mostra a Palazzo Blu, molti anfratti nella penombra sono marcati da quel chiaro scuro dove l’ombra a volte lunga a volte breve, rimanda alla forma pittorica delle opere esposte. Il colore “fuoriesce dalle tele” e inonda lo spazio senza che esso risulti un “effetto speciale”, ma quasi una sensazione visiva e moderatamente sensoriale.

Le opere illuminate costantemente con flussi luminosi filtrati secondo la necessità dei materiali e pigmenti sensibili allo spettro fotonico nocivo o dei manufatti che necessitano di una differente diffusione dell’irraggiamento luminoso. Il parco luci di Palazzo Blu è composto da un’integrazione di corpi illuminanti prodotti da Anniluce by Light Studio, che per le loro caratteristiche costruttive e illuminotecniche, è stato possibile impiegare anche in altri singolari allestimenti per assecondare ogni esigenza progettuale riferita a scenotecnica, composizione e disegno della luce”.

Eccoci giunti al termine della visita, mentre mi preparo Giuseppe fa scivolare il libro sul tavolo, una lettura da cui imparerò ancora qualcosa di nuovo sulla luce. Buona serata.

(tutte le immagini courtesy: Light Studio, Milano)