– RACCONTI DA FUORI –

More or LED

Credo sia un bel gioco di parole associare il termine ‘Led’ a ‘Less’. La tecnologia Led ha un potere sottrattivo: può eliminare dal prodotto di illuminazione il superfluo e lasciare l’essenza, che è la luce. La differenza fondamentale rispetto alle lampade tradizionali sta nella libertà di controllare sia la forma che l’emissione della sorgente. In passato progettare un prodotto di illuminazione consisteva nel pensare ad un contenitore per una lampada già esistente, capace di distribuire la luce nella maniera più corretta possibile in relazione al suo utilizzo. L’unica possibilità di differenziare un prodotto era quella di creare un contenitore più attraente o più funzionale: è così che sono nate molte icone immortali.

Oggi che il prodotto di illuminazione integra il modulo Led, non c’è più distinzione tra contenitore e lampada. Il progetto del prodotto include il progetto della sorgente. I diodi luminosi sono estremamente piccoli e i circuiti stampati su cui sono fissati molto sottili. Il modulo Led può assumere qualunque forma e accogliere uno o più diodi, liberamente disposti sulla sua superficie. La nuova sorgente ha ridefinito i rapporti dimensionali dei prodotti e favorito la riduzione di spessori e ingombri.

Dal punto di vista fotometrico invece il vantaggio del diodo luminoso è quello di avere una superficie emissiva ridotta e una distribuzione direzionata della luce. Queste caratteristiche consentono di realizzare lenti e riflettori molto precisi in dimensioni contenute. Al maggiore controllo ottico si aggiunge la possibilità di scegliere le sorgenti tra un’ampia gamma di opzioni che si differenziano per struttura, dimensioni, efficienza energetica, durata di vita, resa e consistenza cromatica, valori di temperatura colore per la luce bianca e di tonalità della luce colorata. Grazie alla natura elettronica del Led, intensità, temperatura colore o tonalità possono inoltre essere resi dinamici per adattarsi alle preferenze dell’utente. In poche parole l’adozione della tecnologia Le ha finalmente reso possibile progettare la luce e differenziare un prodotto per la qualità dell’emissione e non più solo per la forma del contenitore.

Oggi che il prodotto di illuminazione integra il modulo Led, non c’è più distinzione tra contenitore e lampada. Il progetto del prodotto include il progetto della sorgente. I diodi luminosi sono estremamente piccoli e i circuiti stampati su cui sono fissati molto sottili. Il modulo Led può assumere qualunque forma e accogliere uno o più diodi, liberamente disposti sulla sua superficie. La nuova sorgente ha ridefinito i rapporti dimensionali dei prodotti e favorito la riduzione di spessori e ingombri.

Dal punto di vista fotometrico invece il vantaggio del diodo luminoso è quello di avere una superficie emissiva ridotta e una distribuzione direzionata della luce. Queste caratteristiche consentono di realizzare lenti e riflettori molto precisi in dimensioni contenute. Al maggiore controllo ottico si aggiunge la possibilità di scegliere le sorgenti tra un’ampia gamma di opzioni che si differenziano per struttura, dimensioni, efficienza energetica, durata di vita, resa e consistenza cromatica, valori di temperatura colore per la luce bianca e di tonalità della luce colorata. Grazie alla natura elettronica del Led, intensità, temperatura colore o tonalità possono inoltre essere resi dinamici per adattarsi alle preferenze dell’utente. In poche parole l’adozione della tecnologia Le ha finalmente reso possibile progettare la luce e differenziare un prodotto per la qualità dell’emissione e non più solo per la forma del contenitore.

E così come all’utente di uno spazio illuminato dalla luce naturale non interessano forma, dimensioni o materiali del Sole, ma solo quantità e distribuzione della radiazione luminosa, allo stesso modo all’utente di uno spazio illuminato dalla luce artificiale, in questo particolare momento storico dell’illuminazione, non dovrebbero interessarmi forma, dimensioni o materiali del prodotto ma solo intensità, colore, direzione e diffusione dell’emissione.

Questo non vuol dire trascurare l’aspetto dei prodotti di illuminazione, ma progettare il silenzio della forma per enfatizzare l’eloquenza della funzione. I prodotti di illuminazione dovrebbero essere oggetti anonimi, quasi invisibili, fino al momento in cui vengono accesi.

Progettare il silenzio della forma vuol dire ridurre alla massima semplicità possibile l’aspetto dei prodotti agli occhi degli osservatori, ricercare la leggerezza dei volumi e la purezza geometrica delle superfici.

NDal 2012 lavoro come product designer per Cariboni Group, che produce prodotti di illuminazione per esterni. Non è facile raggiungere la semplicità della forma in questa tipologia di prodotti che devono resistere agli agenti atmosferici, alla corrosione, alle sovratensioni, agli urti e agli atti vandalici. Le priorità sono la robustezza e l’affidabilità nel tempo. Nella maggior parte dei casi i prodotti vengono realizzati in pressofusione di alluminio, processo che offre numerosi vantaggi in termini di resistenza, leggerezza e conducibilità ma che impone molti limiti allo sviluppo del prodotto. L’assemblaggio dei prodotti avviene inoltre su linee robotizzate: standardizzazione ed efficienza produttiva sono fondamentali per l’azienda e richiedono molti compromessi in fase di progettazione. Fortunatamente però progettare per Cariboni Group significa anche poter contare sulla lunga esperienza nel settore dell’impresa. In fondo è solo grazie alle competenze del team di sviluppo prodotto e alla collaborazione con numerose imprese del territorio che le mie idee sono diventate luce.

NDal 2012 lavoro come product designer per Cariboni Group, che produce prodotti di illuminazione per esterni. Non è facile raggiungere la semplicità della forma in questa tipologia di prodotti che devono resistere agli agenti atmosferici, alla corrosione, alle sovratensioni, agli urti e agli atti vandalici. Le priorità sono la robustezza e l’affidabilità nel tempo. Nella maggior parte dei casi i prodotti vengono realizzati in pressofusione di alluminio, processo che offre numerosi vantaggi in termini di resistenza, leggerezza e conducibilità ma che impone molti limiti allo sviluppo del prodotto. L’assemblaggio dei prodotti avviene inoltre su linee robotizzate: standardizzazione ed efficienza produttiva sono fondamentali per l’azienda e richiedono molti compromessi in fase di progettazione. Fortunatamente però progettare per Cariboni Group significa anche poter contare sulla lunga esperienza nel settore dell’impresa. In fondo è solo grazie alle competenze del team di sviluppo prodotto e alla collaborazione con numerose imprese del territorio che le mie idee sono diventate luce.

Ekleipsis (Cariboni Group, 2014) è stata la prima nata in base a questo approccio al progetto. Volevo una luce morbida, una luce non solo per vedere ma da vedere, come la luce solare durante l’eclissi. La soluzione è stata quella di optare per un’emissione indiretta, diffusa da un riflettore circolare bianco. Il modulo LED è una corona circolare fissata sul cerchio anteriore e protetta dall’acqua dalla stessa lente che distribuisce la luce sul riflettore. La sezione del riflettore è una curva polinominale, simile a un segmento parabolico, appositamente studiata per una diffusione uniforme. Il driver è posizionato al centro del modulo ottico. Si può fissare Ekleipsis su una parete o un soffitto e quando è spenta non si vedono sorgenti, driver, schermo, viti o cavo ma solo due cerchi concentrici in alluminio verniciato a polveri. Quando è accesa diventa un’elegante ed egocentrica presenza nello spazio illuminato.

Grace (Cariboni Group, 2018) riprende la stessa idea dell’anello di luce ma in questo caso si tratta di un prodotto carrabile per l’illuminazione radente di superfici orizzontali. La riduzione dell’ingombro della sorgente ha consentito in questo caso l’installazione on-ground del prodotto per evitare l’incasso nel terreno. Abbiamo utilizzato un’ottica in silicone per incrementare la robustezza del prodotto e per ottenere un’emissione radiale continua e uniforme, eliminando le aree d’ombra che caratterizzano solitamente questa tipologia di prodotti.

Grace (Cariboni Group, 2018) riprende la stessa idea dell’anello di luce ma in questo caso si tratta di un prodotto carrabile per l’illuminazione radente di superfici orizzontali. La riduzione dell’ingombro della sorgente ha consentito in questo caso l’installazione on-ground del prodotto per evitare l’incasso nel terreno. Abbiamo utilizzato un’ottica in silicone per incrementare la robustezza del prodotto e per ottenere un’emissione radiale continua e uniforme, eliminando le aree d’ombra che caratterizzano solitamente questa tipologia di prodotti.

LL’ultimo nato dei prodotti silenziosi è invece il Sans Serif (spoiler alert per il Ligh+Building 2020 ). È stato il mio primo floor-washer. Studiando l’esistente mi sono chiesta perché un prodotto, posizionato sulla superficie verticale per illuminare la superficie orizzontale, illumini anche sé stesso. Ho notato che l’ingombro del sistema ottico a lampada obbligava a incassare il prodotto nella parete. La sorgente era nascosta per dare maggior comfort visivo mentre il riflettore era lasciato a vista per poter orientare la luce. Le soluzioni Led successive probabilmente sono state fedeli a queste convenzioni. In questi casi il riflettore che si illumina segna le superfici verticali con invadenza. L’utilizzo delle nuove sorgenti Led ci ha permesso due cose fondamentali: di contenere la profondità del prodotto in soli 26 mm per evitare l’incasso e di posizionare l’intero sistema ottico sul lato inferiore e non su quello frontale. Il sistema ottico è completamento nascosto perché posizionato in basso. A differenza di altri floor-washer, nessuna delle superfici del prodotto visibili all’osservatore è illuminata e non c’è possibilità di abbagliamento. Questa soluzione permette inoltre di illuminare anche l’area del pavimento adiacente la parete di fissaggio e di evitare emissioni indesiderate verso l’alto. La distribuzione luminosa è ampia e uniforme. Abbiamo declinato il prodotto in tre versioni, che vedrete a Francoforte.

Le superfici esterne sono sempre planari e continue, prive di deformazioni, interruzioni o giunzioni meccaniche. I volumi sono sempre compatti ed essenziali, completamente liberi da scopi decorativi: ‘senza grazie’, come i caratteri tipografici ‘sans serif’. Il prodotto può mimetizzarsi sullo sfondo assumendo la stessa finitura della parete di installazione. L’illuminazione, in questo caso, risulta discreta, quasi timida.