– INTERVISTE COL DESIGNER –

Le scene (luminose) del Mondo

Tempo di lettura: 5 minuti

Marco Nozza

Ammiriamo il “Mappamondo del Fra Mauro” e la sala espositiva che lo contiene – all’interno della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia – rivitalizzati dalla poesia visiva di Romano Baratta che ha ideato un concetto diverso per l’illuminazione dei musei.

01 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo
06 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo

Quali sono gli aspetti conservativi, normativi e di fruizione considerati per la nuova luce del “Mappamondo di Fra Mauro” e della sala espositiva che lo ospita?

Ho posto la massima attenzione alla conservazione dell’opera. Gli aspetti normativi sono quelli classici richiesti per le opere d’arte, chiaramente in questo caso essendo una pittura su pergamena, si è dovuto tener conto delle restrizioni più stringenti per il tipo di materiale impiegato. Il sistema con scenari permette inoltre di stare abbondantemente sotto ai livelli di illuminamento annuali massimi richiesti, tale da preservare l’opera maggiormente. Questa nuova concezione di godimento dei musei permette di ridurre le esposizioni anche in musei dove l’affluenza è maggiore, dove le opere sarebbero sempre illuminate. Gli aspetti di fruizione progettati si basano su due scale: museale ed emozionale. In primis la valorizzazione e la resa delle opere esposte e del contesto ambientale, e poi la creazione di un contesto visivo emozionale dove l’esperienza è parte integrante della visita. Le emozioni sono quelle che elevano. Senza di esse saremmo meramente basici e tutti simili. Il Museo deve essere un luogo di emozioni e non di gretta nozionistica.


L’opera è conservata all’interno della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. L’assenza di luce naturale ha influito sul concept progettuale?

Non ha influito perché l’ho esclusa volutamente. Nella Sala la luce naturale è presente. Per questo progetto abbiamo scelto di non farla entrare, installando delle opportune tende oscuranti, per non influire nell’ambientazione. La luce naturale, in questo contesto, annullerebbe ciò che mi sono prefisso di offrire al visitatore: una narrazione ed una esperienza immersiva ed emozionale basata sulla variazione dinamica e millimetrica della luce.

02 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo
03 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo
04 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo
06 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo

Diverse luci in un unico spazio. Come hai coniugato l’illuminazione teatrale e museale? Raccontaci gli scenari luminosi installati. Il visitatore in che modo può gestirli?

I musei sono illuminati, solitamente, in modo piatto e insipido, proponendosi come semplici contenitori di oggetti e non contenitori di storie, di visioni del mondo, di idee. Coloro che li gestiscono si preoccupano di tenerli in buono stato, che è sacrosanto, ma non si occupano di valorizzarli e di renderli attori di una scena nel teatro della vita che è il museo. Poi dovremmo considerare che i mappamondi mettono le persone innanzi alla rappresentazione del mondo in cui viviamo. Sono esso stessi teatro.

In virtù di ciò una illuminazione teatrale e museale, allo stesso tempo, è la risposta. La modalità di far dialogare le due illuminazioni si basa sul principio che la valorizzazione non deve essere solo sul piano oggettivo dei capolavori esposti, ma anche la valorizzazione della loro anima, del valore umano e simbolico che portano con sé. Una opera non è solo un oggetto inanimato con un materiale da preservare, ma è emanazione dello spirito del suo creatore e della sua vita. È in questa ottica che si dovrebbe esporli e illuminarli. Mai tralasciare il loro valore animico. 

Cosa ho fatto alla Marciana: ho aperto la strada ad un modo di illuminare i musei, anche storici e ingessati, con una luce teatrale, dove il dinamismo e l’aspetto esperienziale diventa importante allo stesso livello dell’aspetto storico e conoscitivo. Non è solo effetto tipo luce teatrale come abbiamo assistito già altrove. È una luce che immette il visitatore nel mood ideale per osservare l’opera: il visitatore entrando viene invitato a osservare i portali scultorei esistenti con una atmosfera molto intima e riflessiva. Nel frattempo un sensore, che ha rilevato la sua presenza, attiva il ciclo dello scenario temporizzato dando avvio così alla guida visiva, permettendo prima di osservare lo spazio architettonico con la messa in luce dei portali, con una luminanza maggiore, e successivamente della volta in parte decorata; poi, trascorsa l’osservazione della sala, d’un tratto come un attore su un palcoscenico, il Mappamondo prende vita nel pieno dei suoi colori mentre la sala si adombra lasciando il palco. Una apparizione del mondo sul teatro della vita che è il museo. È una esperienza immersiva.

Oggi si tende a vedere all’immersività solo come una elaborazione tecnologica dove è lo strumento che è importante, ma si dimentica che essa è innanzitutto basata sui sensi e sulle emozioni. In questa illuminazione ho creato una vera immersione nel Mappamondo sfruttando la percezione visiva al servizio delle emozioni. Nessuna tecnologia futuristica, complessa o costosissima, nessun aggeggio innanzi agli occhi, ma semplicemente la modulazione della luce nel tempo e nello spazio. La base del lavoro del lighting designer è la percezione visiva, ma non solo. Dobbiamo ricordarci che la luce influisce anche fisiologicamente sul corpo umano con le proprie frequenze.

Massima uniformità delle luminanze sulla cartografia ed isolamento dell’opera stessa rispetto allo sfondo. Ti sei riferito o ispirato alla tecnica del ‘ganzfield’?

Nell’ideazione e progettazione dei miei lavori non mi ispiro volutamente ad altri ma cerco le idee dentro di me, elaboro le riflessioni necessarie al risultato che voglio ottenere o all’esperienza che voglio offrire. Evito di essere influenzato proprio per ottenere da zero nuove visioni e nuovi concetti di illuminare gli ambienti. Chiaramente le esperienze pregresse e il background possono influire implicitamente nella ideazione. In questo caso non so se abbia influito indirettamente il Ganzfield di Turrell. La volontà di isolare il Mappamondo rispetto al fondo è di natura narrativa ed immersiva. Mentre l’uniformità è stata voluta per una lettura ottima di tutti i particolati presenti.

08 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo
09 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo

Se l’opera è fruibile da diverse distanze, come sono state evitate le riflessioni velanti sull’opera e i volumi d’offesa per l’osservatore?

Quest’opera non è fruibile solo da diverse distanze, ma anche su diversi punti longitudinali; ciò significa che l’opera può essere osservata contemporaneamente anche da 3 o 4 persone vicinissime al vetro, il che significa che l’ombra di ognuno non deve pregiudicare la visione di chi è posto di fianco. Le ombre riportate e le riflessioni del vetro sono state evitate applicando i principi dell’ottica e della percezione visiva. Effettivamente non è semplice ma soprattutto c’è tanta responsabilità nel farlo. Il risultato doveva essere perfetto. Non era contemplato un lavoro alla “meno peggio” ma solo una visione perfetta. Il vetro e le ombre dovevano non essere presenti. La volontà che mi sono prefisso è di rendere la visione di questo Mappamondo come una visione celestiale, non terrena. Osservare il Mondo con gli occhi di Dio.

10 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo
11 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo
12 Making Of Light Scene Luminose Del Mondo

Vuoi condividerci le caratteristiche illuminotecniche dei corpi illuminanti utilizzati?

Tutti i prodotti utilizzati, di Forma Lighting, sono ad altissima resa cromatica e controllati tramite il sistema Bluetooth® di Casambi che ho provveduto, come sempre, a programmare personalmente. La perfezione di un lavoro passa anche dai piccoli dettagli. Non è concepibile che la programmazione degli scenari e la loro variazione temporale e luministica venga tralasciata o effettuata con gli occhi di un softwarista. I miei lavori sono concepiti e portati avanti come una Poesia Visiva, qualsiasi lavoro esso sia: dall’illuminazione di un museo a quella di un semplice bar, i valori visivi sono tutti voluti, decisi e conclusi da me in persona. Anche un secondo di luce in più o in meno cambia il lavoro. Il ritmo temporale, percettivo, di quantità di luce ed ombre o di sfumature e nuance di colore sono fondamentali per entrare in relazione con l’utilizzatore dell’ambiente e creare in lui una emozione.

 Ci sono tre tipologie di corpi illuminanti: 

– barre LED 3000K disposte sul cornicione per l’illuminazione della volta con una ottica e un posizionamento che permette di rendere uniforme l’intera superficie;
– proiettori a binario 3000K con ottica costituita da lente a fascio stretto con una diffusione della luce morbidissima puntati sui cinque portali monumentali.
– Sagomatori a binario 4000K predisposti con una ottima lente che evita zone con aloni o buchi di flusso. 

La Light Art è nelle corde dello Studio Romano Baratta e lo percepiamo anche in altri progetti: qui, avresti applicato del colore e/o sistemi di illuminazione come i tubi al neon?

Utilizzo spesso il colore nei miei lavori sia di Light Art che di Lighting Design. In questa sala il colore non è stato pensato perché volevo che l’immersione del visitatore fosse totale nel Mappamondo. Volevo che i colori del planisfero fossero protagonisti indiscussi della sala. L’unica nota colorata da percepire. In altre sale, che stiamo elaborando, invece ho pensato all’inserimento di nuance di colore per aiutare il visitatore nell’addentrarsi nella narrazione e per farlo entrare maggiormente in relazione alle opere esposte e al contesto architettonico. Con la luce colorata ci vuole poco a sbagliare e per questo è necessaria una specifica competenza di dosaggio e posizionamento nel contesto. Se non la si sa usare è facile esagerare con le luminanze o sbagliare i rapporti metrici di prossimità con le altre luci. La luce colorata richiede un uso elegante e non banale e permette di andare oltre nelle funzioni sociali e psicologiche della luce. È ancora poco sfruttata e compresa e solitamente si vede un uso “terra-terra” solo per banali giochi di luce molto kitsch.

Per chi vuole approfondire il lavoro fatto da Romano Baratta per la Sala del Mappamondo consigliamo due brevi video forniti dallo studio.

https://youtu.be/bjv9Gn3mjfA

https://youtu.be/DaKixPOJV04

(immagini e video courtesy: Romano Baratta Lighitng Studio)